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Treviso, Italy
Viaggi, emozioni, pensieri... Lo stile di una coppia cittadina del mondo! Massi e Patty

ALASKA -The last frontier-

Eccomi qua, ancora frastornato dalle 10 ore di fuso orario e con la schiena a pezzi come ricordo della fantastica avventura appena conclusa.
Siamo rientrati in Italia ieri via Seattle e New York dopo 3 settimane di MTB in Alaska.
Ad attenderci la mia Patty, che ringrazio ancora per come ha tenuto aggiornato il blog con le poche notizie che aveva, con tanto di prima pagina del Gazzettino di Treviso di domenica che titolava "L'impresa", con un primo resoconto del nostro viaggio tratto proprio da questo blog.
Al pomeriggio già un intervista e il prossimo articolo uscirà in settimana sempre sul
Gazzettino di Treviso.
Che dire, è stata un'avventura fantastica, spettacolare,
pure al limite delle nostre possibilità a causa di tutti gli imprevisti che ci sono capitati.

Noi quel limite l'abbiamo passato, abbiamo spostato l'asticella un pò più in sù, ed era l'unica maniera per realizzare un'impresa sulla quale in pochi avrebbero scommesso. Non bastavano i 1350 km con bici stracariche (oltre 30 kg in totale...), le salite a ripetizione (alcune terribili sullo sterrato della Dalton Highways con pendenze oltre il 15%) e un sole mai visto prima in Alaska (fino a 40° sotto il sole per scendere ai 4/5° di notte dell'Artic Circle) che ci ha disidratati fino allo sfinimento costringendoci a far acqua sui fiumi, filtrarla e bollirla, mandando giù così un liquido bollente che però ci ha tenuto in piedi.

Si è messa di mezzo anche la sfiga. Prima un pezzo del cambio della bici di Andrea si è spezzato in 2 e lo ha costretto ad affrontare l'inferno del Nord con una bici di fortuna noleggiata a Fairbanks e riadattata da noi con alcune parti della sua. Poi il mio portapacchi, anche questo spezzato in 2 forse dal troppo peso nonostante fosse stato già collaudato, che mi ha fatto rientrare a piedi alla "base" e che ho sostituito con un altro, più piccolo e quindi modificato e fissato alle forcelle posteriori con supporti e viti di fortuna. Questo ci ha costretto a limitare il carico al seguito per ridurre il peso, sacrificando parte dell'equipaggiamento e delle cibarie (per giorni abbiamo mangiato solo qualche barretta e 1/2 busta di liofilizzati a testa...). Non è bastato: ad Artic Circle, nel punto più lontano e sperduto ha fatto CRACK ancora, lasciandomi a piedi un'altra volta. L'ho aggiustato con del nastro adesivo e delle corde elastiche agganciate al telaio per scaricare ancor di più il peso. Non chiedetemi come, ma ha retto fino ad Anchorage, quindi per oltre 900 km ho corso con una bici rattoppata con lo scotch!

In mezzo tanta ma tanta fatica, continui up&down che ti sfiancano, soprattutto se affrontati in queste condizioni, un vento sempre e perennemente contro e le notti passate nei boschi, dentro una tenda e un sacco a pelo, con gli ululati dei lupi a darci la buonanotte. Ma anche paesaggi da sogno, scenari magnifici che si aprivano di continuo dopo ogni curva o allo scollinare di una salita. Natura, natura e ancora natura, nella sua forma più selvaggia e per questo più bella. Un senso di libertà ci ha accompagnato per settimane, fino ad Anchorage dove abbiamo concluso un viaggio che sa tanto di avventura e di impresa.

Durante queste settimane ho tenuto un diario, scritto tutto "di getto", con le sensazioni del momento e il racconto di tutto quello che l'Alaska ci stava dando e togliendo. Un diario che usa un linguaggio diretto, schietto, come la gente che affronta queste terre al limite e talvolta dimenticate. Tra qualche settimana diventerà un libro (vediamo se si farà avanti qualche editore, altrimenti lo pubblicherò io comunque), perchè tutti possano conoscere un pò meglio questa terra stupenda, questa zona del mondo così distante e isolata chiamata Alaska!

Massi

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